Immagina un’estate di qualche anno fa. Un appartamento al mare, un annuncio su Airbnb scritto di getto, qualche foto scattata col telefono e – puff – prenotazioni che arrivano come onde. Nessun codice da richiedere, nessuna Questura da avvisare. Bastava aprire la porta agli ospiti e incassare. Bei tempi, vero? Ma svegliati: è il 2025, e il mondo degli affitti brevi è diventato un labirinto di regole, codici e portali. La buona notizia? Non è complicato come sembra. Con questa guida, ti porto per mano attraverso i cinque passaggi chiave per avviare la tua attività di affitto breve in Italia – e uscirne senza un mal di testa.
Perché Tutto Questo Caos di Regole?
C’era una volta il Far West degli affitti brevi, dove chiunque con una stanza libera poteva sentirsi un albergatore. Poi il turismo è esploso, i Comuni hanno fiutato i guadagni delle tasse di soggiorno, e lo Stato ha deciso che era ora di mettere ordine. Risultato: normative più severe, controlli più stretti e qualche proprietario che, spaventato, ha mollato tutto per passare agli affitti lunghi. Ma non è il tuo caso, vero? Tu sei qui per capire come trasformare il tuo appartamento in un’opportunità – e farlo in regola. Ecco i cinque passi per partire col piede giusto.
1. SCIA al SUAP: Il Tuo Biglietto d’Ingresso
Cos’è questo SUAP?
Immagina il SUAP (Sportello Unico per le Attività Produttive) come la portineria del Comune: è lì che bussi per dire “Ehi, voglio affittare casa ai turisti!”. È un portale online che semplifica i rapporti tra te e la burocrazia. Ogni Comune ne ha uno, e il tuo compito è usarlo per comunicare che stai iniziando.
Perché serve la SCIA?
La SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) è il tuo “via libera”. Dici al Comune che il tuo appartamento è pronto per gli ospiti, e loro lo annotano. La bellezza? Non devi aspettare un permesso: presenti la SCIA e puoi iniziare subito, salvo controlli successivi. È come dire: “Fidatevi, sono in regola!”.
Come si fa, passo dopo passo?
- Vai su Impresa in un Giorno, il portale nazionale che ti collega al SUAP del tuo Comune.
- Cerca la sezione dedicata agli affitti brevi (di solito sotto “Turismo” o “Attività ricettive”).
- Compila il modulo con i tuoi dati (nome, codice fiscale) e quelli dell’immobile (indirizzo, dati catastali). Serve lo SPID, quindi assicurati di averlo.
- Allega i documenti richiesti: spesso bastano una copia del documento d’identità e i dati catastali, ma alcuni Comuni chiedono anche la planimetria o il certificato di agibilità.
- Invia tutto con un clic. Fatto! Ora sei ufficialmente un host, e il Comune ti darà il tuo CIR.
Un consiglio? Verifica sul sito del tuo Comune i dettagli esatti. Milano, Roma o un paesino di montagna: ogni SUAP ha le sue piccole manie. E se ti perdi, un colpo di telefono all’ufficio SUAP chiarisce tutto in cinque minuti.
2. Partita IVA: Il Grande Dilemma
Serve o non serve?
Ecco la domanda da un milione di euro. La Partita IVA spaventa, ma non è il mostro che sembra. Dipende da come gestisci il tuo affitto breve. Facciamo chiarezza con una storia.
Quando puoi farne a meno
Metti caso che sei Marco, proprietario di una casetta in Puglia. La affitti per tre settimane d’estate, senza troppi pensieri: ospiti che vanno e vengono, tu incassi e dichiari tutto nella tua dichiarazione dei redditi con la cedolare secca al 21%. Niente pulizie organizzate, niente check-in professionali. In questo caso, sei un privato che affitta in modo “occasionale”. La Partita IVA? Non ti serve.
Quando invece è obbligatoria
Ora immagina Laura, che ha due appartamenti a Firenze. Li affitta tutto l’anno su Airbnb, ha un calendario prenotazioni che sembra un’agenda ministeriale e offre pulizie, biancheria, persino un welcome kit con bottiglia di Chianti. Laura non è più una privata: la sua attività è “abituale e organizzata”. L’Agenzia delle Entrate la guarda e dice: “Cara, apri la Partita IVA”. Lo stesso vale se gestisci più immobili o sei una società.
Come decidere?
Chiediti: “È un’attività sporadica o un lavoro strutturato?”. Se affitti solo ogni tanto, stai tranquillo. Ma se il tuo appartamento è un via vai di turisti e hai un sistema rodato, meglio aprire la Partita IVA per evitare sorprese fiscali. Un commercialista ti aiuta a fare i conti: il regime forfettario, per esempio, è una passeggiata per chi inizia.
3. Portale Alloggiati: La Questura Ti Osserva
Perché la Questura?
Non sei James Bond, ma ospitare turisti ti rende un po’ responsabile della sicurezza. Per legge, devi comunicare i dati dei tuoi ospiti (nome, cognome, documento) alla Polizia di Stato entro 24 ore dal loro arrivo. Anche se affitti una stanza per una notte sola.
Cos’è il Portale Alloggiati?
È il sistema online della Questura dove registri chi dorme a casa tua. Sembra complicato, ma è più semplice di un check-in all’aeroporto.
Come funziona?
- Vai su Portale Alloggiati.
- Compila il modulo di richiesta credenziali con i dati della tua struttura (indirizzo, tipo di attività).
- Invia la richiesta. Dopo qualche giorno (a volte anche meno), ricevi username e password via email.
- Accedi e inizia a inserire i dati degli ospiti: nome, documento, date di soggiorno. Ogni check-in, un clic.
Attenzione
In teoria, tutto è digitale. In pratica, alcune Questure old-school potrebbero chiederti di passare di persona per il primo accesso. Dai un’occhiata al sito della tua Questura locale per evitare sorprese. E non dimenticare: ritardi o omissioni possono costarti una multa. Meglio essere puntuali.
4. Tassa di Soggiorno: Essere in regola con il Comune
Cos’è?
Se il tuo Comune è una meta turistica (pensa a Roma, Venezia, o anche piccoli borghi), probabilmente chiede una tassa di soggiorno. La pagano gli ospiti – da 2 a 6 euro a notte, a seconda della città – ma tu hai il compito di riscuoterla e versarla.
Come mi registro?
– Vai sul sito del tuo Comune e cerca la sezione “Tassa di soggiorno” (di solito ben visibile). Esempio: Comune di Milano.
– Accedi al portale dedicato, spesso con SPID o credenziali fornite dal Comune.
– Registra la tua struttura e ottieni un account per gestire i versamenti.
– Ogni mese o trimestre (dipende dal Comune), dichiari quanto hai incassato e versi la somma.
Un esempio pratico
A Milano, nel 2025, la tassa è di 6,30 euro a persona per notte (max 14 notti). Se ospiti una coppia per tre giorni, incassi 37,80 euro e li versi al Comune entro la scadenza. Semplice, no? Basta tenere un foglio Excel (o affidarti a un property manager come noi che lo fa al posto tuo).
Occhio alle eccezioni
Alcuni Comuni esentano bambini, studenti o soggiorni lunghi. Controlla il regolamento locale per non sbagliare.
5. CIR e CIN: I Codici Che Danno un Nome al Tuo Appartamento
Due codici, un obiettivo
CIR e CIN sono come il nome e il cognome della tua struttura: servono a identificarti nel mare degli affitti brevi. Senza, non esisti per le piattaforme e le autorità.
La Tua Avventura Sta per Iniziare
Eccoci alla fine del viaggio. Cinque passi – SCIA, Partita IVA (forse), Portale Alloggiati, Tassa di Soggiorno, CIR e CIN – e sei pronto a trasformare il tuo appartamento in una piccola macchina da guadagni. Sembra tanto? In realtà, con un po’ di organizzazione, puoi sbrigare tutto in una settimana. E i costi? Se fai da solo, spendi solo il tuo tempo. Se ti affidi a un commercialista, calcola 200-300 euro per mettere tutto in regola.
Oppure c’è un’altra strada. Noi di Xenia ci occupiamo di ogni dettaglio burocratico – dalla SCIA al CIN, dalla Questura alla tassa di soggiorno – senza costi extra per i proprietari che ci scelgono. Vuoi affittare senza pensieri? Contattaci e scopri come rendere il tuo appartamento una storia di successo, senza un solo mal di testa.
Pronto a scrivere il prossimo capitolo?
Gli affitti brevi non sono più il gioco di una volta, ma sono ancora un’opportunità d’oro. Milano, Roma, una baita in montagna o una casa al mare: ovunque tu sia, il 2025 è l’anno per partire. E con questa guida, sai esattamente da dove cominciare.